9 Marzo 2025
I DOMENICA DI QUARESIMA
Dt 26,4-10; Salmo Responsoriale Dal Salmo 90 (91); Rm 10,8-13; Lc 4,1-13
Colletta
Signore misericordioso,
che sempre ascolti la preghiera del tuo popolo,
tendi verso di noi la tua mano,
perché, nutriti con il pane della Parola
e fortificati dallo Spirito,
vinciamo le seduzioni del maligno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
La tentazione di Gesù - Catechismo della Chiesa Cattolica 538 I Vangeli parlano di un tempo di solitudine di Gesù nel deserto, immediatamente dopo che ebbe ricevuto il battesimo da Giovanni: “Sospinto” dallo Spirito nel deserto, Gesù vi rimane quaranta giorni digiunando; sta con le fiere e gli angeli lo servono. Terminato questo periodo, Satana lo tenta tre volte cercando di mettere alla prova la sua disposizione filiale verso Dio. Gesù respinge tali assalti che ricapitolano le tentazioni di Adamo nel Paradiso e quelle d’Israele nel deserto, e il diavolo si allontana da lui “per ritornare al tempo fissato”.
539 Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso avvenimento. Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele mentre il primo ha ceduto alla tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d’Israele: contrariamente a coloro che in passato provocarono Dio durante i quaranta anni nel deserto, Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla divina volontà. Così Gesù è vincitore del diavolo: egli ha “legato l’uomo forte” per riprendergli il suo bottino. La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre.
540 La tentazione di Gesù manifesta quale sia la messianicità del Figlio di Dio, in opposizione a quella propostagli da Satana e che gli uomini desiderano attribuirgli. Per questo Cristo ha vinto il tentatore per noi: “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (⇒ Eb 4,15). La Chiesa ogni anno si unisce al Mistero di Gesù nel deserto con i quaranta giorni della Quaresima
I Lettura: Con la professione di fede, recitata dinanzi al sacerdote nell’atto di offrire le primizie dei frutti della terra, l’Israelita rievoca la storia del suo popolo: una storia intrisa di sangue e di sofferenze inaudite, ma sopra tutto segnata dal potente aiuto di Dio che scende dal cielo per liberare Israele dalla schiavitù egiziana. Insediatosi nella nuova fertile terra, la tentazione poteva essere ora per il popolo quella di dimenticare il Signore, la sua potenza salvifica, il suo amore. È il Signore che ha dato a Israele una terra e i frutti che essa produce; con l’offerta delle primizie il popolo deve riconoscere questa dipendenza: «Guardati dunque dal dire nel tuo cuore: “La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze”. Ricordati invece del Signore, tuo Dio, perché Egli ti dà la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l’alleanza che ha giurata ai tuoi padri» (Dt 8,17-18). In questo modo, la preghiera diventava memoriale.
II Lettura: San Paolo, nella seconda lettura, «precisa alcuni termini centrali della fede cristiana. Essa è un atto di intelligenza, che, mossa dal buon volere dell’uomo, riconosce che Cristo è il Signore, risuscitato dal Padre. La fede del cuore poi si manifesta esternamente dinanzi agli uomini, diventando testimonianza profetica» (Vincenzo Raffa).
Vangelo
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.
Compostella (Messale per la Vita Cristiana): La Quaresima si apre con il racconto delle tentazioni di Gesù. Poste alla soglia del suo ministero pubblico, esse sono in qualche modo l’anticipazione delle numerose contraddizioni che Gesù dovrà subire nel suo itinerario, fino all’ultima violenza della morte. In esse è rivelata l’autenticità dell’umanità di Cristo, che, in completa solidarietà con l’uomo, subisce tutte le tentazioni tramite le quali il Nemico cerca di distoglierlo dalla sua completa sottomissione al Padre. « Cristo tentato dal demonio! Ma in Cristo sei tu che sei tentato» (sant’Agostino).
In esse viene anticipata la vittoria finale di Cristo nella risurrezione. Cristo inaugura un cammino - che è l’itinerario di ogni essere umano - dove nessuno potrà impedire che il disegno di Dio si manifesti per tutti gli uomini: la sua volontà di riscattarlo, cioè di recuperare per l’uomo la sovranità della sua vita in un libero riconoscimento della sua dipendenza da Dio. È nell’obbedienza a Dio che risiede la libertà dell’uomo. L’abbandono nelle mani del Padre - «Io vivo per il Padre» - è la fonte dell’unica e vera libertà, che consiste nel rifiutare di venire trattati in modo diverso da quello che siamo, il potere di Dio la rende possibile.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,1-13
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
Parola del Signore.
Gesù, guidato dallo Spirito Santo, dimora nel deserto quaranta giorni per essere tentato da satana. Il numero quaranta è considerato il numero degli anni di una generazione, di qui il significato di un periodo lungo e indeterminato. La Sacra Scrittura vi ricorre spesso (cfr. Gen 7,17; Es 24,18; 1Re 19,8; Gn 3,4). La missione di Gesù, iniziata con le tentazioni nel deserto, si conclude con i quaranta giorni che intercorrono tra la sua risurrezione e l’ascensione al cielo (cfr. Atti 1,3). Questi giorni, quelli che intercorrono tra la risurrezione di Gesù e la sua ascensione, servono a preparare la Chiesa, il nuovo popolo di Dio. I quaranta giorni del Risorto fanno nascere la Chiesa, fondandola sulla fede nella risurrezione del suo Fondatore. Per la Bibbia di Gerusalemme, Gesù, sebbene «esente da peccato, ha potuto conoscere seduzioni [cfr. Mt 16,23]; era necessario che egli fosse tentato per divenire nostro capo [cfr. Mt 26,36-46; Eb 2,10.17-18; 4,15; 5,2.7-9]. Anch’egli ha dovuto intravedere un messianismo politico e glorioso, per preferirgli un messianismo spirituale nella sottomissione totale a Dio [cfr. Eb 12,2]».
Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto” - Giuseppe Barbaglio (Schede Bibliche Pastorali - Vol. I): La fede in un Dio unico e supremo e il culto prestato a lui solo rappresentano la caratteristica più significativa della religione rivelata della Bibbia. Nel cosiddetto decalogo cultuale del c. 34 del libro dell’Esodo, elenco di comandamenti cultuali molto arcaico, troviamo la seguente proibizione: «Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso» (v. 14). Jahvé non tollera accanto a sé altre divinità come oggetto di culto. In questo senso Israele ha parlato della sua gelosia.
Nella storia di Elia, il profeta, pieno di zelo per la causa di Jahvé in tempi di sincretismo religioso, viene confortato da Dio con queste parole: «Io mi sono risparmiato in Israele settemila persone, quanti non hanno piegato le ginocchia a Baal e quanti non l’hanno baciato con la bocca» (!Re 19,18).
E ancor prima la tradizione israelitica aveva conservato il ricordo del castigo divino che colpì gli adoratori di Baal-Peor (Nm 25,2ss). Nei racconti agiografici raccolti nel libro di Daniele, i tre giovani fedeli israeliti affermano con forza che non avrebbero mai adorato gli dei del grande Nabucodonosor (Dn 3,18). Anche Gesù, tentato da Satana, respinge il tentatore facendo valere il comandamento divino: «Adora il Signore tuo Dio e a lui solo rendi culto» (Mt 4,10). Più esplicito ancora è il testo parallelo di Luca: «Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai» (4,8).
Infine la visione dell’Apocalisse condanna gli adoratori della Bestia, simbolo della potenza dell’impero romano pagano e di ogni potere idolatrico (cf. 13,1ss; 14,9-11; 16,2; 19,20), ed esalta coloro che anche a costo della propria vita hanno rifiutato l’adorazione della Bestia e perciò regneranno mille anni con Cristo (20,4).
Papa Francesco (Angelus 10 Marzo 2019): Il Vangelo di questa prima domenica di Quaresima (cfr Lc 4,1-13) narra l’esperienza delle tentazioni di Gesù nel deserto. Dopo aver digiunato per quaranta giorni, Gesù è tentato tre volte dal diavolo. Costui prima lo invita a trasformare una pietra in pane (v. 3); poi gli mostra dall’alto i regni della terra e gli prospetta di diventare un messia potente e glorioso (vv. 5-6); infine lo conduce sul punto più alto del tempio di Gerusalemme e lo invita a buttarsi giù, per manifestare in maniera spettacolare la sua potenza divina (vv. 9-11). Le tre tentazioni indicano tre strade che il mondo sempre propone promettendo grandi successi, tre strade per ingannarci: l’avidità di possesso - avere, avere, avere -, la gloria umana e la strumentalizzazione di Dio. Sono tre strade che ci porteranno alla rovina.
La prima, la strada dell’avidità di possesso. È sempre questa la logica insidiosa del diavolo. Egli parte dal naturale e legittimo bisogno di nutrirsi, di vivere, di realizzarsi, di essere felici, per spingerci a credere che tutto ciò è possibile senza Dio, anzi, persino contro di Lui. Ma Gesù si oppone dicendo: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”» (v. 4). Ricordando il lungo cammino del popolo eletto attraverso il deserto, Gesù afferma di volersi abbandonare con piena fiducia alla provvidenza del Padre, che sempre si prende cura dei suoi figli.
La seconda tentazione: la strada della gloria umana. Il diavolo dice: «Se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo» (v. 7). Si può perdere ogni dignità personale, ci si lascia corrompere dagli idoli del denaro, del successo e del potere, pur di raggiungere la propria autoaffermazione. E si gusta l’ebbrezza di una gioia vuota che ben presto svanisce. E questo ci porta anche a fare “i pavoni”, la vanità, ma questo svanisce. Per questo Gesù risponde: «Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai» (v. 8).
E poi la terza tentazione: strumentalizzare Dio a proprio vantaggio. Al diavolo che, citando le Scritture, lo invita a cercare da Dio un miracolo eclatante, Gesù oppone di nuovo la ferma decisione di rimanere umile, rimanere fiducioso di fronte al Padre: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore tuo Dio”» (v. 12). E così respinge la tentazione forse più sottile: quella di voler “tirare Dio dalla nostra parte”, chiedendogli grazie che in realtà servono e serviranno a soddisfare il nostro orgoglio.
Sono queste le strade che ci vengono messe davanti, con l’illusione di poter così ottenere il successo e la felicità. Ma, in realtà, esse sono del tutto estranee al modo di agire di Dio; anzi, di fatto ci separano da Dio, perché sono opera di Satana. Gesù, affrontando in prima persona queste prove, vince per tre volte la tentazione per aderire pienamente al progetto del Padre. E ci indica i rimedi: la vita interiore, la fede in Dio, la certezza del suo amore, la certezza che Dio ci ama, che è Padre, e con questa certezza vinceremo ogni tentazione.
Ma c’è una cosa, su cui vorrei attirare l’attenzione, una cosa interessante. Gesù nel rispondere al tentatore non entra in dialogo, ma risponde alle tre sfide soltanto con la Parola di Dio. Questo ci insegna che con il diavolo non si dialoga, non si deve dialogare, soltanto gli si risponde con la Parola di Dio.
Approfittiamo dunque della Quaresima, come di un tempo privilegiato per purificarci, per sperimentare la consolante presenza di Dio nella nostra vita.
La materna intercessione della Vergine Maria, icona di fedeltà a Dio, ci sostenga nel nostro cammino, aiutandoci a rigettare sempre il male e ad accogliere il bene.
Ogni atto di Gesù è compiuto per impulso dello Spirito - Isacco di Stella, Sermo 30, 1-2: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto” (Mt 4,1), ecc. Il mio Signore, Cristo Gesù, compie tutti i suoi atti ricevendo una direttiva, o una missione, o una chiamata, o un’ingiunzione: non fa nulla da se stesso (cf. Gv 8,28). È una missione che lo porta nel mondo; è una direttiva che lo guida nel deserto; è una chiamata che lo ha risuscitato dai morti, giusta la parola: “Alzati, mia gloria, svegliatevi, arpa e cetra” (Sal 107,3). Ma quando si tratta della Passione egli si affretta spontaneamente e volontariamente, secondo il vaticinio del Profeta: “Si è offerto perché lo ha voluto” (Is 53,7), e tuttavia, anche in quel caso, si fece obbediente al Padre fino alla morte (cf. Fil 2,8). Dottore e modello di obbedienza, non ha minimamente voluto agire o soffrire al di fuori di essa, una via che nella verità conduce alla vita (cf. Gv 14,6)
“Fu dunque condotto dallo Spirito nel deserto”, o come dice un altro evangelista: “Fu spinto dallo Spirito nel deserto” (Lc 4,1). “Tutti” coloro che sono spinti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio (cf. Rm 8,14). Ma lui, che è Figlio ad un titolo del tutto speciale e con maggiore dignità, è spinto o condotto nel deserto diversamente dagli altri e con più eccellenza: “Uscì dal Giordano” - è detto - “pieno di Spirito Santo” (Lc 4,1s); e, immediatamente, fu spinto da lui nel deserto. A tutti gli altri lo Spirito viene dato solo in una certa misura (cf. Gv 3,34); ed è in questa stessa misura che essi sono spinti in tutte le loro azioni. Ma egli ha ricevuto la pienezza della divinità, che si è compiaciuta di abitare corporalmente in lui (cf. Col 2,8): per cui, egli è spinto più poderosamente e vigorosamente ad eseguire gli ordini del Padre
Il Santo del Giorno - 9 Marzo 2025 - Beato Antonio Zogaj Sacerdote e martire: Anton Zogaj nacque il 26 luglio 1908 a Khtellë in Albania, precisamente nel distretto di Mirdita, ma crebbe nel territorio dell’attuale Kosovo. Studiò al Pontificio Seminario di Scutari e proseguì la formazione in Austria.
Al momento della presa di potere da parte del partito comunista, era parroco della cattedrale di Durazzo e segretario dell’arcivescovo, monsignor Vinçenc Prennushi.
Fu arrestato nel 1945 e, come accaduto anche ad altri, venne torturato quasi a morte. Il suo ultimo desiderio, ossia che almeno i bottoni della sua talare venissero conservati, venne realizzato proprio dal suo vescovo, che era detenuto con lui: riuscì a farli uscire dalla prigione. Il segretario venne quindi fucilato presso il porto romano di Durazzo, in località Spitalla, il 9 marzo 1948.
Compreso nell’elenco dei 38 martiri albanesi capeggiati da monsignor Vinçenc Prennushi, don Anton Zogaj è stato beatificato a Scutari il 5 novembre 2016. Dello stesso gruppo fanno parte altri diciannove sacerdoti diocesani. (Autore: Emilia Flocchini)
Ci hai saziati, o Signore, con il pane del cielo
che alimenta la fede,
accresce la speranza e rafforza la carità:
insegnaci ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero,
e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca.
Per Cristo nostro Signore.
Orazione sul popolo
Scenda, o Signore, sul tuo popolo
l’abbondanza della tua benedizione,
perché cresca la sua speranza nella prova,
sia rafforzato il suo vigore nella tentazione
e gli sia donata la salvezza eterna.
Per Cristo nostro Signore.