1 Marzo 2025
Sabato VII Settimana T. O.
Sir 17,1-13; Salmo Responsoriale Dal Salmo 102 (103); Mc 10,13-16
Colletta
Il tuo aiuto, Dio onnipotente,
ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito,
perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà
e attuarlo nelle parole e nelle opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Papa Francesco (Angelus (10 Ottobre 2021): Nel Vangelo della Liturgia di oggi vediamo una reazione di Gesù piuttosto insolita: si indigna. E quello che più sorprende è che la sua indignazione non è causata dai farisei che lo mettono alla prova con domande sulla liceità del divorzio, ma dai suoi discepoli che, per proteggerlo dalla ressa della gente, rimproverano alcuni bambini che vengono portati da Gesù. In altre parole, il Signore non si sdegna con chi discute con Lui, ma con chi, per sollevarlo dalla fatica, allontana da Lui i bambini. Perché? È una bella domanda: perché il Signore fa questo?
Ci ricordiamo - era il Vangelo di due domeniche fa - che Gesù, compiendo il gesto di abbracciare un bambino, si era identificato con i piccoli: aveva insegnato che proprio i piccoli, cioè coloro che dipendono dagli altri, che hanno bisogno e non possono restituire, vanno serviti per primi (cfr Mc 9,35-37). Chi cerca Dio lo trova lì, nei piccoli, nei bisognosi: bisognosi non solo di beni, ma di cura e di conforto, come i malati, gli umiliati, i prigionieri, gli immigrati, i carcerati. Lì c’è Lui: nei piccoli. Ecco perché Gesù si indigna: ogni affronto fatto a un piccolo, a un povero, a un bambino, a un indifeso, è fatto a Lui.
Oggi il Signore riprende questo insegnamento e lo completa. Infatti aggiunge: «Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,15). Ecco la novità: il discepolo non deve solo servire i piccoli, ma riconoscersi lui stesso piccolo. E ognuno di noi, si riconosce piccolo davanti a Dio? Pensiamoci, ci aiuterà. Sapersi piccoli, sapersi bisognosi di salvezza, è indispensabile per accogliere il Signore. È il primo passo per aprirci a Lui. Spesso, però, ce ne dimentichiamo. Nella prosperità, nel benessere, abbiamo l’illusione di essere autosufficienti, di bastare a noi stessi, di non aver bisogno di Dio. Fratelli e sorelle, questo è un inganno, perché ognuno di noi è un essere bisognoso, un piccolo. Dobbiamo cercare la nostra propria piccolezza e riconoscerla. E lì troveremo Gesù.
I Lettura: L’uomo creato dalla terra, è colmo di “scienza e intelligenza”. Conosce il bene e il male e ha ricevuto “in eredità la legge della vita”. Ma tali doni non devono essere radice di superbia, perché l’uomo deve tenere a mente che tutte le sue vie sono sempre davanti a Dio, e che tutte le sue opere non restano nascoste agli occhi di Dio, divino giudice imparziale.
Le loro vie sono sempre davanti a lui, non restano nascoste ai suoi occhi: «Le azioni dell’uomo, nel bene (17) e nel male (16), non sfuggono all’occhio indagatore di Dio. Tutto è “davanti a lui come il sole” (15) per essere giudicato in vista della ricompensa o del castigo (18). Frequente è nei salmi il richiamo al Signore che scruta nei cuori (cfr. 7,10; 11,5; 17,3; 26,2; 139,23) e a cui nulla può sfuggire, perché egli vede e conosce tutto: “Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono te tutte le mie vie” (Sal 139,1-3)» (L’Antico Testamento, Siracide).
Vangelo
Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.
Gesù, nonostante l’ostruzionismo degli Apostoli, accoglie dei bambini che gli vengono presentati «perché li accarezzasse». Gesù acconsente e «prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva». Un gesto di tenerezza che rivela i sentimenti di Gesù verso i più piccoli, gli indifesi, verso coloro che nella società giudaica non contavano affatto.
Ma anche in questo secondo atto c’è una rivoluzione a trecentosessanta gradi. Se per l’ambiente giudaico solo l’adulto poteva raggiungere il regno di Dio perché capace di porre atti coscienti, nel magistero di Gesù invece lo si può solo ricevere, come dono gratuito, facendosi appunto bambini.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,13-16
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
Parola del Signore.
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): 13 E gli presentavano dei fanciulli; è facile immaginare che non poche madri, spinte dal loro naturale affetto per i figli, desideravano che Gesù li toccasse con un gesto carezzevole e compiacente. Esse erano orgogliose di poter presentare i propri piccoli ad un Rabbi, tanto famoso per dottrina e bontà, perché avesse per loro un sorriso, un complimento ed una benedizione […].
14 Gesù... s’indignò; soltanto Marco osserva che il Maestro risentito disapprovò la condotta dei discepoli. Probabilmente essi volevano allontanare da Cristo le madri ed i bimbi, perché desideravano che egli non fosse distratto nel suo insegnamento dalla presenza di questa folla chiassosa e vivace.
15 Il Salvatore, per altra via, viene incontro allo zelo intemperante dimostrato dai discepoli desiderosi di rimanere soli con lui per ascoltarlo; egli infatti approfitta della presenza di quei piccoli per indicare quali condizioni spirituali sono necessarie per accogliere il regno e per entrarvi. Egli considera due aspetti del regno: il primo è il regno-annunzio che è offerto in dono all’uomo con la predicazione (chi non riceverà il regno come un fanciullo); il secondo è il regno-società realizzata in terra, nella quale occorre entrare per salvarsi.
16 E, presili in braccio, li benediva; le mamme ottennero quello che desideravano. Marco soltanto segnala questi particolari che danno alla scena un colorito umano e suggestivo.
Basilio Caballero: Farsi come bambini - Farsi bambini davanti a Dio è tornare a nascere perché, come diceva Gesù a Nicodemo, chi non nasce dall’alto dall’acqua e dallo spirito, non può entrare nel regno di Dio (cfr. Gv 3,1-15). Questo regno è dono di Dio, iniziativa e offerta divina; perciò deve essere ricevuto come un regalo. E la disposizione migliore per ricevere da Dio è quella del bambino che ha solo gli occhi aperti e le mani tese.
Una volta accettato il regno, si entra in esso. Qui culmina la cosiddetta « infanzia spirituale », atteggiamento interiore del quale in altri tempi si abusò asceticamente, confondendolo con l’ingenuità infantile. Niente di più lontano dalla coscienza cristiana di filiazione, che è atteggiamento maturo e responsabile davanti a Dio e agli altri.
Nella sua condotta verso i bambini Gesù manifesta il cuore amorevole di Dio. Davanti a lui siamo sempre bambini, cioè figli, qualsiasi età o posizione sociale abbiamo. « L’inizio della conversione e della nuova vita è questo: che l’uomo impari a chiamare il suo Dio in modo filiale e consolante: Abbà (Padre), perché in lui si sa sicuro e amato senza limiti» (J. Jeremias).
Vivere l’esperienza filiale dell’amore di Dio come bambini e come figli che si sentono amati dal Padre, è già aprirci al regno ed entrare dalle sue porte: « Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!. .. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio » ( Gv 3,1; 4,10). E dall’esperienza cristiana della filiazione nascerà quella della fratellanza umana, perché « se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri » (1Gv 4,11).
Non si tratta, quindi, di essere bambini e minori di età, immaturi, egoisti e mossi dal timore del castigo questo non è evangelico -, ma di « farci come bambini » davanti a Dio, gratificando gli atteggiamenti più nobili dei bambini, come la fiducia e la libertà, l’apertura ricettiva e la gratitudine che restituisce amore per amore.
I fanciulli e gli adolescenti non sono certo una parte trascurabile della Chiesa: Christifideles laici 47: I bambini sono certamente il termine dell’amore delicato e generoso del Signore Gesù: ad essi riserva la sua benedizione e ancor più assicura il Regno dei cieli (cfr. Mt 19,13-15 Mc 10,14). In particolare Gesù esalta il ruolo attivo che i piccoli hanno nel Regno di Dio: sono il simbolo eloquente e la splendida immagine di quelle condizioni morali e spirituali che sono essenziali per entrare nel Regno di Dio e per viverne la logica di totale affidamento al Signore: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli. Perché chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel Regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio accoglie me” (Mt 18,3-5; cfr. Lc 9,48). I bambini ci ricordano che la fecondità missionaria della Chiesa ha la sua radice vivificante non nei mezzi e nei meriti umani, ma nel dono assolutamente gratuito di Dio. La vita di innocenza e di grazia dei bambini, come pure le sofferenze loro ingiustamente inflitte, ottengono, in virtù della croce di Cristo, uno spirituale arricchimento per loro e per l’intera Chiesa: di questo tutti dobbiamo prendere più viva e grata coscienza. Si deve riconoscere, inoltre, che anche nell’età dell’infanzia e della fanciullezza sono aperte preziose possibilità operative sia per l’edificazione della Chiesa che per l’umanizzazione della società. Quanto il Concilio dice della presenza benefica e costruttiva dei figli all’interno della famiglia “Chiesa domestica”: “I figli, come membra vive della famiglia, contribuiscono pure a loro modo alla santificazione dei genitori” (GS 48), dev’essere ripetuto dei bambini in rapporto alla Chiesa particolare e universale. Lo rilevava già Jean Gerson, teologo ed educatore del XV secolo, per il quale “i fanciulli e gli adolescenti non sono certo una parte trascurabile della Chiesa”.
E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva - La benedizione dei fanciulli - Ambrogio, Esposizione del Vangelo secondo Luca 8,63: Quando comanda che i piccoli gli vengano vicino (cf. Lc 18, 16), per benedirli sia col tesserne l’elogio sia con l’imporre loro le mani (cf. Mt 19, 13; Mc 10,16), egli li chiama fanciulli; quando però comanda di non scandalizzarli, li chiama piccini (cf. Mc 9,42); infatti non si scandalizzano coloro che sono toccati da Cristo, non cadono coloro che si avvicinano a Cristo, ma cadono quanti ha reso meschini non l’esiguità dell’età, bensì la piccolezza della virtù. Al tempo stesso insegna che non bisogna esporre a tentazione i deboli, per evitare che le loro mancanze ricadano sopra di noi, dal momento che le loro preghiere, sebbene deboli quanto ai meriti delle virtù, sono portate in alto, fino al Signore, con l’aiuto degli angeli.
Il Santo del giorno - 1 Marzo 2025 - Sant’Albino, Vescovo - Nato intorno al 470 da una famiglia nobile, Albino fu monaco e quindi abate per venticinque anni a Nantilly, nei pressi di Saumur. Nel 529 fu eletto per acclamazione popolare vescovo di Angers. Fu uno dei principali promotori del terzo Concilio di Orleans, che riformò la Chiesa dei Franchi con grande fermezza. È ricordato come difensore dei poveri e dei prigionieri. Inoltre richiamò i signori merovingi al rispetto del vincolo matrimoniale. Morì il 1 marzo 550. (Avvenire)
Dio onnipotente,
il pegno di salvezza ricevuto in questi misteri
ci conduca alla vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.