22 Gennaio 2025
Mercoledì II Settimana T. O.
Eb 7,1-3.15-17; Salmo Responsoriale Dal Salmo 109 (110); Mc 3,1-6
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che governi il cielo e la terra,
ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo
e dona ai nostri giorni la tua pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek: Benedetto XVI (Udienza Generale, 16 Novembre 2011): La Lettera agli Ebrei fa esplicito riferimento a questo versetto (cfr. 5,5-6.10; 6,19-20) e su di esso incentra tutto il capitolo 7, elaborando la sua riflessione sul sacerdozio di Cristo. Gesù, così ci dice la Lettera agli Ebrei nella luce del salmo 110 (109), Gesù è il vero e definitivo sacerdote, che porta a compimento i tratti del sacerdozio di Melchìsedek rendendoli perfetti. Melchìsedek, come dice la Lettera agli Ebrei, era «senza padre, senza madre, senza genealogia» (7,3a), sacerdote dunque non secondo le regole dinastiche del sacerdozio levitico. Egli perciò «rimane sacerdote per sempre» (7,3c), prefigurazione di Cristo, sommo sacerdote perfetto che «non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile» (7,16). Nel Signore Gesù risorto e asceso al cielo, dove siede alla destra del Padre, si attua la profezia del nostro Salmo e il sacerdozio di Melchìsedek è portato a compimento, perché reso assoluto ed eterno, divenuto una realtà che non conosce tramonto (cfr 7,24). E l’offerta del pane e del vino, compiuta da Melchìsedek ai tempi di Abramo, trova il suo adempimento nel gesto eucaristico di Gesù, che nel pane e nel vino offre se stesso e, vinta la morte, porta alla vita tutti i credenti. Sacerdote perenne, «santo, innocente, senza macchia» (7,26), egli, come ancora dice la Lettera agli Ebrei, «può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio; egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore» (7,25).
I Lettura: Gesù è sacerdote al modo di Melchìsedek: “il nome stesso di questo re-sacerdote [= «re di giustizia»] e il modo ideale e misterioso con cui compare nella Bibbia [Gen 14,18-20] lo rendono perfettamente «rassomigliante al Figlio di Dio» [v. 3], il quale, derivando il proprio sacerdozio dalla sua stessa persona divina [v. 16b], non lo riceve per discendenza carnale [v. 16a] e lo possiede in eterno” (Messale dell’Assemblea Cristiana, Feriale).
Vangelo
È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla?
Ancora uno scontro con i farisei, e questa volta non più su questioni dottrinali, ma su qualcosa ancora più grave perché andava ad intaccare la dignità dell’uomo, infatti, l’oggetto della controversia la troviamo nelle parole di Gesù: è lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla? L’uomo non può essere ridotto ad un oggetto, e la sua vita non può dipendere da squilibrati sofismi o da capricciose interpretazioni della legge. Alla domanda di Gesù i farisei non sanno cosa rispondere, il loro cuore è inquinato dall’ira, e l’odio ha ottenebrato la loro mente. Non si arrendono nemmeno dinanzi all’evidenza e rifiutando l’evidenza rifiutano la Verità, rigettano Colui che è la Verità, e allo stesso tempo si smarriscono nei loro tortuosi pensieri: i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Rifiutare Gesù è rifiuto della Verità, è sprofondare nella bestemmia contro lo Spirito Santo perché tutta la verità, pronunciata da chicchessia, viene dallo Spirito Santo (San Tommaso d’Aquino). E a questo proposito, Gesù ha solennemente detto: Qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata (Mt 12,31; cfr. 1Gv 5,16).
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,1-6
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Parola del Signore.
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): 4 Gesù, conoscendo il rigorismo dei Farisei sull’osservanza del sabato, vuol dimostrare in modo pratico ed accessibile a tutti i presenti come un’interpretazione servile della legge sia contraria al precetto dell’amore del prossimo. Agli avversari egli propone un caso di coscienza in questi termini: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male? Salvare una vita o lasciarla morire? Il dilemma proposto da Gesù in quella circostanza aveva il senso seguente: è permesso in giorno di sabato compiere un’azione buona pur contravvenendo alla lettera della legge sul rispetto del sabato, oppure bisogna lasciar correre il male astenendosi dal compiere un’azione buona e richiesta dal bisogno per osservare la formulazione verbale del precetto? Il dilemma era imbarazzante; i Farisei infatti ammettevano che in giorno di sabato si potevano compiere azioni buone e si poteva soccorrere chi era in pericolo di vita; Gesù tuttavia fa loro capire che l’interpretazione del riposo sabatico era troppo ristretta e soggettiva. Per quale motivo essi limitavano il compimento delle azioni buone soltanto nel caso che il pericolo di morte lo avesse richiesto? Se in giorno di sabato si può strappare dalla morte un infelice, perché mai non si può guarirlo? Ma quelli tacevano; i Farisei erano troppo superbi per dichiararsi vinti; essi inoltre non vollero nemmeno giustificarsi davanti a Gesù, poiché, in questo caso, sarebbero passati dalla parte di accusatori a quella di accusati che devono discolparsi. Preferirono quindi tacere.
5 Marco soltanto c’informa sulla reazione psicologica che ebbe Gesù davanti all’indurimento dei Farisei (con indignazione, contristato). La descrizione viva dell’evangelista, dovuta al suo informatore, Pietro, testimone dei fatti, ci rivela la perfezione della natura umana di Gesù. Lo sdegno di Gesù è quello di una persona nobile che disapprova l’ostinazione cieca ed irragionevole di quelle persone prevenute e settarie che non vogliono arrendersi all’evidenza delle cose e della verità. Per l’indurimento; il greco è molto più espressivo, dice infatti: per l’impietrimento, per la callosità (πώρωσις); la Volgata è inesatta, oppure suppone un’altra lettura, poiché ha: super caecitate. Stendi la mano; la malattia o l’infortunio aveva rattrappito le dita della mano (cf. versetto 1).
6 Gli Erodiani (cf. Mt., 22, 16), più che persone influenti o funzionari della corte di Erode Antipa, dovevano essere Ebrei sostenitori della dinastia di Erode, per cui avevano una certa entratura presso il tetrarca della Galilea. I Farisei avevano bisogno degli Erodiani per accusare Gesù come agitatore presso il tetrarca ed anche per deferirlo al Sinedrio di Gerusalemme. Concertarono; non soltanto si consigliarono, ma decisero di farlo morire.
Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Gesù è spiato dai farisei, dai sadducei, dagli erodiani, nemici acclarati del giovane Rabbi di Nazaret: il loro cuore è colmo di ira, di sdegno; la loro mente è immersa nel buio della vanagloria, e così non lesinano astuzie per mettere in difficoltà Gesù. Sono pronti a tutto pur di farlo morire, e a questo scopo non disdegnano di allearsi con gli erodiani, da loro odiati perché considerati miscredenti. I Farisei costituivano il gruppo religioso più importante del giudaismo al tempo di Gesù. Scrupolosi osservanti della Legge mosaica si opposero con tenacia all’influsso del paganesimo ellenistico e rifiutarono apertamente il culto degli imperatori romani. Molti però portarono all’eccesso il loro zelo religioso, fino a scivolare nella ipocrisia, nella vanagloria e nel fanatismo. Gesù ha messo in guardia i suoi discepoli dal lievito dei farisei e dei sadducei (Mt 16,5), e perché possano entrare nel regno dei cieli esige che la loro giustizia superi quella degli scribi e dei farisei (Mt 5,20). Nella pienezza del tempo (Gal 4,4), i discepoli di Cristo hanno rivestito l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità (Ef 4,24), per cui hanno bandito dalla loro vita la menzogna (Ef 4,25). I credenti in Cristo nel confessare il mistero ineffabile della santissima Trinità professano che Dio è veritiero (Rm 3,4), che Cristo è la verità (Gv 14,6), pieno di grazia e di verità (Gv 1,14), il testimone Fedele e Veritiero (Ap 19,11), che lo Spirito Santo è verità (Gv 16,13). I cristiani, cinti i fianchi con la verità (Ef 6,14), camminano nella verità (3Gv 4).
«Che hai fatto?» (Gn 4, 10): L’eclissi del valore della vita - Evangelium vitae n.10: Il Signore disse a Caino: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gn 4, 10). La voce del sangue versato dagli uomini non cessa di gridare, di generazione in generazione, assumendo toni e accenti diversi e sempre nuovi. La domanda del Signore «Che hai fatto?», alla quale Caino non può sfuggire, è rivolta anche all’uomo contemporaneo perché prenda coscienza dell’ampiezza e della gravità degli attentati alla vita da cui continua ad essere segnata la storia dell’umanità; vada alla ricerca delle molteplici cause che li generano e li alimentano; rifletta con estrema serietà sulle conseguenze che derivano da questi stessi attentati per l’esistenza delle persone e dei popoli.
Alcune minacce provengono dalla natura stessa, ma sono aggravate dall’incuria colpevole e dalla negligenza degli uomini che non raramente potrebbero porvi rimedio; altre invece sono il frutto di situazioni di violenza, di odi, di contrapposti interessi, che inducono gli uomini ad aggredire altri uomini con omicidi, guerre, stragi, genocidi. E come non pensare alla violenza che si fa alla vita di milioni di esseri umani, specialmente bambini, costretti alla miseria, alla sottonutrizione e alla fame, a causa di una iniqua distribuzione delle ricchezze tra i popoli e le classi sociali? o alla violenza insita, prima ancora che nelle guerre, in uno scandaloso commercio delle armi, che favorisce la spirale dei tanti conflitti armati che insanguinano il mondo? o alla seminagione di morte che si opera con l’inconsulto dissesto degli equilibri ecologici, con la criminale diffusione della droga o col favorire modelli di esercizio della sessualità che, oltre ad essere moralmente inaccettabili, sono anche forieri di gravi rischi per la vita? È impossibile registrare in modo completo la vasta gamma delle minacce alla vita umana, tante sono le forme, aperte o subdole, che esse rivestono nel nostro tempo!
Beda (Comm. in Marci ev., I): Vi era un uomo con una mano paralizzata: l’uomo con la mano paralizzata raffigura il genere umano, inaridito per la mancanza delle buone opere e guarito dalla misericordia del Signore. La sua mano destra, che si era inaridita nel primo uomo quando aveva colto la mela dell’albero proibito, è stata restituita alla salute dalla linfa delle buone opere, attraverso la Grazia del Redentore, quando Egli ha steso le sue mani innocenti sull’albero della Croce.
Il Santo del giorno - 22 Gennaio 2023 - Beata Laura Vicuña: Nacque a Santiago del Cile nel 1891. Rimasta orfana di padre all’età di due anni, si trasferì con la mamma in Argentina, dove frequentava il collegio delle Suore Salesiane. All’età di dieci anni, ad imitazione di Domenico Savio, di cui aveva sentito parlare, volle formulare tre propositi: 1) Mio Dio, voglio amarvi e servirvi per tutta la vita; perciò vi dono la mia anima, il mio cuore, tutto il mio essere; 2) Voglio morire piuttosto che offendervi con il peccato; perciò intendo mortificarmi in tutto ciò che mi allontanerebbe da voi! 3) Propongo di fare quanto so e posso perché voi siate conosciuto e amato, e per riparare le offese che ricevete ogni giorno dagli uomini, specialmente dalle persone della mia famiglia. Morì giovanissima il 22 gennaio 1904, dopo essere diventata la bambina più generosa e simpatica di tutta la scuola. Simpatica ma anche energica quanto bastò per fronteggiare con coraggio le insidie violente che un maniaco le tendeva. La sua figura impressiona per la straordinaria determinazione che questa bambina sapeva esprimere, pronunziando con fermezza il suo proposito: “la morte ma non peccati”. È un invito a riflettere come i bambini sappiano talora essere radicali nelle loro scelte, e come in particolare la bambine custodiscono tesori spesso ignorati.
Infondi in noi, o Padre,
lo Spirito del tuo amore,
perché saziati dall’unico pane del cielo,
nell’unica fede siamo resi un solo corpo.
Per Cristo nostro Signore.