20 MAGGIO 2025
MARTEDÌ DELLA V SETTIMANA DI PASQUA
At 14,19-28; Salmo Responsoriale dal Salmo 144 (145); Gv 14,27-31a
Colletta
O Padre, che nella risurrezione di Cristo tuo Figlio
ci rendi creature nuove per la vita eterna,
dona a noi, tuo popolo, di perseverare nella fede e nella speranza,
perché non dubitiamo che si compiano le tue promesse.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Operatori di pace - Catechismo degli Adulti [1165]: Il cristiano costruisce la pace a partire dal suo ambiente personale. Sceglie di non percorrere mai la via della violenza per affermare la verità e il bene: sa che non è lecito servirsi del male in vista di obiettivi positivi. Al più potrebbe essere costretto all’uso della forza per necessità di legittima difesa. Non fa ritorsioni per le offese subite; non solo perdona ogni singola volta, ma accetta gli altri così come sono, con il rischio di dover subire ulteriori danni dalla convivenza con loro.
Educa se stesso e gli altri al rispetto del pluralismo religioso, culturale, sociale e politico. Assume un sobrio tenore di vita, per poter condividere i beni della terra. Fa il possibile per attivare il dialogo e la solidarietà a tutti i livelli, dai rapporti interpersonali ai complessi problemi internazionali dello sviluppo e del disarmo.
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). I cristiani con impegno perseverante edificano la pace, come immagine, anticipo e profezia di quella del regno di Dio. Testimoni operosi e credibili di Cristo «nostra pace» (Ef 2,14), gli consentono di manifestarsi come Salvatore presente nella storia fino a quando giungerà il compimento completo e definitivo.
I Lettura: Gli Apostoli sono entrati nella piena comprensione della misteriosa fecondità della Croce: «Esortando [i discepoli] a restare saldi nella fede, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio». Questa affermazione non soltanto denuncia un tempo di persecuzione, ma anche l’accettazione di quella logica, tutta divina, del chicco di grano che deve cadere in terra per morire e così portare frutto (cfr. Gv 12,24). Il buon esito della missione è comunque da addebitare sempre al Risorto che «confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano» (Mc 16,20). Tra i prodigi quello di aprire la porta della fede anche ai pagani. Per grazia di Dio, cadeva così ogni muro frammezzo (politico, sociale, religioso) che divideva i popoli (Ef 2,14). I frutti della Pasqua e dello Spirito nelle prime comunità, «quasi sorprendono gli stessi apostoli. L’esperienza abbraccia anche “le tribolazioni”, che segnano inevitabilmente l’itinerario della missione ma ne costituiscono anche il segreto della fecondità [...]. Ciò che è toccato a Cristo e ai primi evangelizzatori, tocca ora a tutti i credenti [...]. Annuncio e testimonianza di fede vera e fattuale, comportano contrasti e persecuzioni per tutti. È la Pasqua vissuta a livello personale e comunitario» (Valerio Mannucci).
Vangelo
Vi do la mia pace.
Giuseppe Segalla (Giovanni) La pace vi lascio ... è l’addio di Gesù ai suoi. La pace per l’ambiente giudaico non è solo quella della fine di ogni guerra (Zc 9,9-10), ma il complesso dei beni messianici. La pace di Gesù è diversa da quella del mondo, che porta alla morte ed è conseguenza della vittoria delle armi e del potere. La pace di Gesù non è una conquista sanguinosa, ma un dono di Dio, che viene attraverso Gesù. La conseguenza è la cessazione di ogni turbamento di fronte alla prossima dipartita di Gesù, se credono in lui (cfr 14,1).
Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me: È un richiamo a 14,3.18 per la promessa del ritorno dopo la dipartita. L’amore degli apostoli per Gesù deve superare le egoistiche aspettative terrene di un regno mondano. Il ritorno al Padre, che realizza in Gesù l’evento salvifico mediante la morte-risurrezione, ha il suo fondamento ultimo nella volontà e nella missione ricevuta dal Padre (4,34; 5,30; 6,36-40). In questo senso «il Padre è più grande di me».
Questa affermazione di Gesù ha dato origine a moltissime interpretazioni fin dall’epoca patristica: chi la interpreta nel senso dell’origine eterna del Figlio dal Padre, chi del Verbo incarnato, chi infine lo ritiene riferito solo all’umanità di Gesù. L’affermazione va invece interpretata senza vivisezione, alla luce della sua «missione», cui continuamente si appella. Il Padre è «Colui che lo ha mandato».
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,27-31a
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Parola del Signore.
Vi do la mia pace. Gesù dona agli Apostoli la sua pace che è la salvezza escatologica (Cf. Is 52,7): «Gesù fa dono ai suoi discepoli della pace degli ultimi tempi per tutta la durata della storia, quali ne siano le prove» (Alain Marchadour). La pace che Gesù dona ai suoi amici (Cf. Gv 15,15) non è la pace del mondo. La pace che Gesù dona agli Apostoli è sinonimo di gioia, di felicità perfetta, di liberazione: in una parola, è la salvezza; per questo la pace donata da Gesù mette in fuga da ogni cuore turbamenti e inquietudini. In questa prospettiva i credenti non possono cedere allo scoramento o alla paura. La pace di Gesù ha profonde radici nella sua risurrezione: nasce dalla certezza che Gesù ha già vinto il mondo (Cf. Gv 16,33) e con la sua morte ha vinto la morte e «colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita» (Eb 2,14).
All’annuncio della dipartita del loro Maestro, i discepoli, ora, sono nella mestizia, ma gioiranno quando lo contempleranno salire al Cielo (Cf. Lc 24,51-52).
Il Padre è più grande di me. Per sant’Agostino, il «Padre è più grande per il fatto che il Verbo si è fatto carne». Bisogna, forse, «spiegare questa frase alla luce di Gv 13,16, in cui Gesù afferma che l’inviato “non è più grande di colui che lo ha mandato”. Il Padre è più grande perché tutto viene da lui tutto va a lui: in particolare l’invio del Figlio e la sua glorificazione» (Alain Marchadour).
A dei cuori impauriti, ora, Gesù preconizza tali eventi, perché quando si compirà la sua parola possano credere; poi, dopo la sua risurrezione, a dei cuori amanti donerà lo Spirito e con lo Spirito l’amore perfetto (Cf. Rom 5,5).
La pace in Cristo nel disegno di Dio - Bruno Liverani (Pace in Schede Bibliche Pastorali) - Vol. Solo nel NT Dio si manifesta pienamente come Dio della pace, disvelando nella sua totalità il piano salvifico. Operando la vittoria sul demonio (Rm 16,20) e facendo risorgere Gesù a compimento dell’alleanza eterna (Eb 13,20), ci mantiene nella santità pronti ad accogliere il Signore nel suo ritorno (1Ts 5,23).
Il piano di Dio si compie in un moto di progressivo ritorno descritto come un accedere a lui nella fede. Giustificati per essa, cioè liberati dal peccato e dotati della nuova vita, è colmato l’abisso che ci separava da Dio e siamo riconciliati con lui per mezzo di Gesù Cristo. Questo è il nostro essere in pace con Dio, ricondotti all’amicizia con lui e reintegrati nell’ordine da lui voluto (Rm 5,1; Ef 2,18; 3,12).
Tale pacificazione non è evento individuale, ma universale, distruttore alla radice della divisione tra giudei e gentili. La legge, fonte di questa divisione, è abolita per sempre nel corpo stesso di Gesù Cristo, che risorgendo per la potenza dello Spirito (Rm 8,11; 1Cor 15,24ss) riunisce in un unico corpo ebrei e gentili credenti in lui. Gesù Cristo è la pace stessa fatta persona: pace verticale, dando agli uni e agli altri l’accesso al Padre; pace orizzontale, radunando i vicini e i lontani nell’unica casa del Padre (Ef 2,14-18).
Non solo: come per l’AT la pace escatologica implicava il rinnovamento delle stesse strutture del cosmo (cf. Is 65,18-22), così avviene nel NT, dove tale disegno è rivelato come ricapitolazione di tutte le creature in Cristo.
La chiesa, corpo di Cristo e luogo di riconciliazione dell’umanità, diviene sacramento della pace cosmica, strumento del ritorno di tutte le creature all’ordine dell’originario piano di Dio (leggere Col 1,18-20).
Ci si potrà chiedere, a questo punto, che relazione c’è tra la pace biblica e le aspirazioni di pace e giustizia dell’uomo d’oggi.
Possiamo desumere la risposta dalle seguenti parole del card. Lercaro: « ... La pace è la stessa salvezza messianica, congiunta e operata da un’effusione dello Spirito ... Ciò è confermato dal NT, dove Cristo stesso è personalmente la nostra giustizia e perciò la nostra pace; da qui deriva l’ordine e la pace reciproca tra gli uomini: essa infatti non può essere che risonanza dell’amore gratuito e misericordioso di Dio, dagli uomini sperimentato nel perdono delle proprie colpe. E quindi, non potrà non essere perdono reciproco ... ».
… il principe del mondo; contro di me non può nulla: Catechismo della Chiesa Cattolica 2853: La vittoria sul «principe del mondo» è conseguita, una volta per tutte, nell’Ora in cui Gesù si consegna liberamente alla morte per darci la sua vita. Avviene allora il giudizio di questo mondo e il principe di questo mondo è «gettato fuori». Egli «si avventò contro la Donna» (Ap 12,13),ma non la poté ghermire: la nuova Eva, «piena di grazia» dello Spirito Santo, è preservata dal peccato e dalla corruzione della morte (concezione immacolata e assunzione della santissima Madre di Dio, Maria, sempre Vergine). «Allora il drago i infuriò contro la Donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza» (Ap 12,17). È per questo che lo Spirito e la Chiesa pregano: « Vieni, Signore Gesù» (Ap 22,17.20): la sua venuta, infatti, ci libererà dal male.
2851 In questa richiesta, il male non è un’astrazione; indica invece una persona: Satana, il maligno, l’angelo che si oppone a Dio. Il «diavolo» διά-βολος è colui che «si getta di traverso» al disegno di Dio e alla sua «opera di salvezza» compiuta in Cristo.
Tommaso d’Aquino (In Jo. ev. exp. XIV): Vi lascio la pace, vi do la mia Pace: Io la dono a voi, ma non come quella che il mondo vi dà: perché la pace del mondo è ingannevole, simulata, in quanto è solo esteriore ... al contrario la pace di Cristo è vera, perché abbraccia sia l ‘interno che esterno ... Inoltre il mondo dà la propria pace per possedere i beni esteriori senza contrasti, lo invece dono la mia per conseguire i beni eterni ... Si noti che la vera pace consente di ordinare in noi stessi tre facoltà: il pensiero, la volontà e il sentimento; in modo che la volontà sia guidata dal pensiero; e il sentimento sia guidato dal pensiero e dalla volontà ... La pace è serenità della mente in rapporto al pensiero, il quale deve essere libero da affetti disordinati; è tranquillità d’animo in rapporto al sentimento che deve essere immune dal turbamento delle passioni ... mentre la volontà deve riporre totalmente in Dio il proprio scopo.
Il Santo del Giorno - 20 Maggio 2025 - Sant’Arcangelo Tadini Sacerdote e fondatore (Verolanuova, Brescia, 12 ottobre 1846 - Botticino Sera, Brescia, 20 maggio 1912): Nacque in una famiglia nobile il 12 ottobre 1846 a Verolanuova (Brescia). Venne ordinato sacerdote nel 1870. Viceparroco e maestro elementare in Val Trompia e successivamente cappellano nella periferia di Brescia fino al 1885, si dedicò completamente all’attività pastorale e all’insegnamento elementare, divenendo in questo campi un precursore per molti aspetti.
Nel 1887 divenne parroco a Botticino Sera (Brescia), carica che tenne fino alla morte. Si distinse anche per il forte impegno sociale. Fondò nel 1893 la Società di Mutuo Soccorso e nel 1898 una filanda per evitare l’emigrazione delle ragazze del paese per trovare lavoro; inoltre un pensionato per lavoratrici. Per assicurare l’assistenza alle giovani, fondò nel 1900 una Congregazione religiosa: le Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth con i tre voti canonici, vita in comune e abito religioso ma impegnate come vere e proprie operaie. Morì il 20 maggio 1912. È stato canonizzato da Papa Benedetto XVI il 26 aprile 2009. (Avvenire)
Ci riempia di gioia, o Signore,
la partecipazione ai tuoi sacramenti
e nella tua benevolenza concedi che il dono ricevuto
ci spinga a servire con ardente carità la Chiesa e gli uomini.
Per Cristo nostro Signore.